Sul vasto altopiano di Asiago, molte sono le grotte con all’interno del ghiaccio. Alcune, dopo il netto aumento delle temperature medie, di ghiaccio ormai hanno solo un lontano ricordo, altre hanno ancora qualche residuo di ghiaccio. Si decide quindi di andare a vedere e fotografare il Buso del Ghiaccio presso la dolina degli Sloveni. Questa cavità, è nota in quanto, durante il primo conflitto mondiale, veniva usata come ghiacciaia dall’esercito austroungarico. La grotta si trova quasi alla sommità del monte Chiesa.
La strada scelta per arrivare alla nostra meta, la val Galmarara, passando per bivio Italia e arrivo alla grotta. Per accorciare il tratto a piedi, chiediamo al comune di Asiago i permessi di transito, purtroppo poi non sono arrivati. Ci avrebbero risparmiato almeno un ora di camminata. Come ai tempi di gioventù, partiamo carichi come i muli, siamo Dorilena, Daniele, Antonio e Samuele. Durante la salita, chiediamo pure anche un passaggio a delle macchine che salivano, ma niente da fare, solo a piedi. Quasi verso la fine, la stanchezza si fa sentire, infatti negli zaini, oltre ad una corda e attrezzatura completa da grotta, ci portiamo l’attrezzatura per le foto e Antonio per delle riprese video, drone compreso. Dopo un riposo per riprenderci dalla salita, iniziamo la discesa dentro l’antro, si può notare subito come anche qui il caldo sempre maggiore abbia fatto il suo effetto, il ghiacciaio è calato notevolmente.
Ormai si arriva a scendere nel punto più basso senza quasi usare la corda, i ramponi servono, ma non sono indispensabili. In fondo alla grotta, una colata ghiacciata occlude quello che dovrebbe essere un passaggio per una seconda sala. Incominciamo subito a scattare e girare video da tute le posizioni, la luce naturale che entra provoca degli effetti fantastici, l’acqua e il ghiaccio hanno sempre il loro fascino. Dopo un po’, Samuele comincia ad avere freddo e quindi, mentre io e Dorilena andiamo avanti a scattare, Antonio lo accompagna fuori.
Quando rientra, abbiamo quasi finito di scattare, il freddo incomincia a farsi sentire. Al centro del salone, Antonio prepara il drone, e quando salgo, lo alza in volo e comincia a fa delle riprese all’interno. Lui sul radiocomando e io a dargli delle indicazioni in tempo reale per evitare di sbattere, il ronzio del drone risuona nella grotta a destra sinistra sopra sotto a giro in virata, molti i punti di ripresa fatti. Usciamo alla fine anche noi, infreddoliti, ma soddisfatti. Sopra ci aspettano al caldo sole di luglio, dopo pochi minuti saremmo già rientrati al fresco.
Prima di rientrare alla macchina, passiamo dai baraccamenti della dolina degli Sloveni, recuperati per il centenario della grande guerra, anche qui alcune riprese aeree e poi incominciamo a scendere verso la macchina. Un paio di ore ci separano dal poter sederci e riposare in macchina. Ci impieghiamo meno di due ore, e partiamo da malga Galmarara che sono le nove di sera. Siamo a Pergine alle 22.00, non abbiamo nemmeno il tempo di berci una birra in compagnia. Sarà sicuramente per la prossima volta che ci ritroveremo, anche fuori grotta, la birra ci aspetta come pure la prossima avventura.