Siamo arrivati alla prima settimana maggio, siamo in partenza per la Francia, la zona del Lozere e precisamente nel paese di Chanac. Qui si svolgerà il meeting internazionale di fotografia speleologica SPM2022 (Speleo Photo Meeting). Come per l’edizione del 2016 in Spagna, SPELEOCLICK è tra i partecipanti invitati. Dopo aver valutato tutte le opzioni per il viaggio, la conclusione è quella di andare in macchina, una decina di ore di viaggio dovrebbero portarci alla meta. Alla fine siamo in quattro, sia del Gruppo Speleologico di Lavis, che del Gruppo Grotte Brenta.
L'itinerario iniziale prevedeva il passaggio attraverso il tunnel del Frejus, alla fine però optiamo all’ultimo per il Monginevro. Dal navigatore sembra che sia solo un paio di ore in più, essendo in anticipo, possiamo farlo. Dopo aver scollinato il passo, qualche chilometro a valle, ci fermiamo per una pausa bagno. Non passa nessuno, siamo i soli in questa valle alpina, accompagnati solo dalla stellata impressionante che si vede. Qualche ora dopo, ci vuole la tappa della colazione, e decidiamo per la sosta in una cittadina sul Rodano, La Voulte. Qui troviamo una pasticceria-panificio e così facciamo colazione. Dopo aver sgranchito le gambe, mangiato e fatto due passi attraverso il ponte sospeso sul fiume, ripartiamo verso la meta finale. Alla fine del viaggio, dopo 12 ore abbondanti di macchina, arriviamo al paese di Chanac, campo base per il meeting. L’accoglienza è ottima, ci sistemiamo nella nostra casetta del campeggio e poi pranziamo con gli organizzatori. L’evento è organizzato dal bravissimo Remì Flament, fotografo professionista ed altri suoi collaboratori locali. Da qui le varie grotte distano al massimo un centinaio di chilometri, comunque tutte comode, con pochi minuti di avvicinamento a piedi. Al pomeriggio sera, sono arrivati quasi tutti i team, mancano solo i giapponesi in arrivo il giorno dopo.
Nella sala espositiva consultiamo il programma della settimana, il lunedì partenza da urlo, grotta Malaval, spettacolare dedalo di oltre 12 chilometri di gallerie, in alcuni punti completamente ricoperta di bianchissime aragoniti dalle dimensioni incredibili, in altri percorsa da torrenti sotterranei. Abituati alle nostre sterili grotte, povere di concrezioni e ancora meno di aragoniti giganti, rimaniamo senza fiato e spiazzati anche fotograficamente, c’è troppo da fotografare e non sai da che parte cominciare.
Il giorno successivo, ci aspettano un centinaio di chilometri per poter visitare Mas Raymal, spettacolare pozzo di 100 metri con pareti ricoperte di muschio e un fiume sotterraneo. Per arrivarci, passiamo anche sopra il ponte autostradale di Millau, bellissimo ponte strallato con la pila maggiore di oltre 340 metri di altezza.
La terza grotta vista, Castelbouc 1 e 4. Il villaggio di Castelbouc, è un insieme di casette in pietra a picco sul fiume, sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo dove troviamo le due grotte in programma. La prima particolarissima grotta sorgente con piccola traversata e uscita sul fiume, la seconda con all’interno le famose tracce di dinosauro sul soffitto dalla grande sala.
L’ultima cavità vista, importante anche a livello storico, l’Abìme de Bramabiau, una delle prime voragini scoperte ed esplorata nel 1800 da uno dei padri della speleologia moderna, Eduard Alfred Martel. Anche questa grotta, come molte altre in Francia, è un sito turistico, la parte finale è attrezzata per la visita turistica, noi invece siamo entrati dalla parte dell’inghiottitoio e usciti dopo oltre un chilometro di canyon in grotta, uscendo dalla grossa spaccatura della montagna dove esce il torrente. Questo tracciato va percorso con le mute, la temperatura non è proprio calda.
Per staccare un pochino, il giovedì ci hanno organizzato un uscita in canoa sul fiume. Dopo aver visto e visitato la sorgente al paese di Sainte Enimie, ci siamo diretti al piccolo borgo di Saint Chelye sul fiume Tarn. Quì, durante le riprese con il drone, uno schianto sul ponte lo ha fatto precipitare in acqua, per fortuna poi recuperato. Dopo un piccolo spuntino, simo proseguiti alla volta di La Malène, punto di partenza per il tour in canoa, una decina di chilometri di navigazione in ambienti unici, con anche ribaltamento e bagno completo.
L’ultimo giorno è passato velocemente, dopo una mattinata passata per paesini a comperare formaggi vari, l’arrivo al pranzo di gruppo in ritardo e la visita della torre del paese, abbiamo proseguito con la presentazione dei lavori al pubblico locale nella sala espositiva, non solo le immagini inviate per le stampe, ma anche quelle prodotte nelle quattro grotte visitate.
Presentare le proprie immagini assieme a quelle di fotografi di calibro internazionale provenienti da varie parti del mondo, dai Giapponesi agli Americani, Tedeschi, Rumeni, Slovacchi, Spagnoli, Francesi, è molto gratificante, anche se abbiamo molto da imparare. Come anche nel 2016, abbiamo avuto la possibilità di conoscere persone con la stessa passione, la fotografia ipogea, ognuno con le sue tecniche e particolarità. Chissà che non si riesca ad andarli a trovare i nuovi amici. Peccato che il tempo scorra velocemente, una settimana passa velocemente, ma gli scatti rimangono assieme ai ricordi e ai bei momenti passati assieme. Per il viaggio di rientro abbiamo preferito fare tutta autostrada, passare dal Frejus, qualche ora in meno e qualche euro in più. Tutta la regione dell’Occitania e in particolare la provincia del Lozere, merita una visita anche non speleologica.
SPELEOCLICK è anche questo, fotografare fuori dei confini di stato, non solo grotte e miniere di casa nostra. Ora non resta che aspettare il prossimo incontro, non si sa ancora dove, nel vecchio o nuovo continente, non ha importanza, speriamo di poter andare a fotografare altre grotte con vecchi e nuovi amici. Hanno partecipato Maria T. Alessio M. Daniele S. e Lorenzo B.