25 Settembre 2021, ritorno alla Franzei. No non è un titolo di un film. Si tratta della grotta sopra al lago Franzei, dai locali chiamato “lac dei Negher”, ovvero i galli cedroni, sotto cima d’Auta. Siamo già stati altre due volte l’estate scorsa, e quest’anno si voleva ritornare in forze per poter arrivare al fondo e scandagliare bene tutte le possibilità di prosecuzione. Abbiamo accordato con degli amici veneti di trovarci al lago, faremo campo base li, a 15 minuti dall’ingresso. Questa volta però, per l’accesso cambiamo strada, anziché salire da malga Franzedas, saliamo dalla val Miniera. Guardando la cartina e sentendo i forestali, sembra più comoda. I permessi li chiediamo per la macchina di Boris, la strada fatta da poco ci fa risparmiare un sacco di dislivello. Altra cosa bella, da questo versante si può salire in bici fino al lago spingendola solo in qualche passaggio più ripido, però il tutto verrà ricompensato nel rientro scendendo molto più velocemente e salvando le ginocchia.
Detto e fatto e ci troviamo lungo strada verso la val di Fiemme, i tre dell’altra volta, Boris, Massimo e Daniele. Anche la bici mi son portato, faremo una prova di fattibilità. Dopo una pausa caffè in zona laghi di Tesero, proseguiamo e, dopo aver fatto delle foto alla Marmolada di buon mattino, saliamo lungo lo sterrato fin dove troviamo uno slargo per parcheggiare. Da qui in poi a piedi ed io in bici. Lo zaino in spalla, non aiuta certo la pedalata, ma in poco tempo arrivo alle baite sotto la val miniera dove riposo e attendo gli altri per un po’. Visto che non arrivano mi avvio e proseguo, alcuni tratti ripidi mi obbligano a spingere il mezzo per una cinquantina di metri. Alla fine dopo altre pause e un paio di tratti ripidi da far spingere la bici, finalmente arriviamo al lago dove troviamo le tende dei nostri amici veneti.
La voglia di entrare con questo sole ci passa e quindi ci riposiamo come le lucertole al sole. Nel tardo pomeriggio ci decidiamo ad entrare e in breve siamo all’ingresso. Una foto ricordo e subito dentro dove incontriamo Claudio, Lorena, Federico e Sara che escono, a seguire poco dopo Gabriele e Alberto. Di ghiaccio rispetto all’anno scorso ce né molto meno e in un attimo siamo sul fondo del pozzo per proseguire nella galleria dove Alberto ha armato con tasselli nuovi un saltino, non avendo la corda lascia a noi l’onore di discendere e proseguire. In basso dentro all’acqua, ritroviamo anche un vecchio martello Cassin, scopriremo poi che era stato perso nel 1979 da un precedente speleologo. Qui sotto aria non ne sentiamo, anzi secondo me ristagna molto e il tenore di ossigeno si è abbassato. In compenso, si trovano dei depositi di materiale esterno, sembrano sassolini e ciottoli di porfidi, la galleria è ricoperta quasi dappertutto da macchie di leopardo e dopo un altro saltino, la cosa più bella di questa parte di grotta, una faglia ha tagliato la galleria come da manuale. Al rientro al campo, quando Alberto vedrà le foto, deciderà di rientrare il giorno dopo per vedere questa meraviglia geologica.
Qualche foto veloce alla bella galleria e incomincio a risalire. Boris e Massimo sono scesi al fondo per vedere come e dove termina la galleria, per proseguire bisogna scavare nel fango. Alla fine usciamo tutti e tre assieme, ormai è buio pesto, il lago è un luogo magico, tutti dormono dentro alle proprie tende, noi dobbiamo mangiare e così accendiamo un focolare e dopo esserci rifocillati, ci mettiamo a riposo in tenda.
Nel frattempo che eravamo in grotta si sono aggiunti anche Alessandra Adriana ed Elena la naturalista per lo studio dei pipistrelli sia in grotta che fuori.
Al mattino presto mi alzo che è ancora buio e salgo vero la cima d’Auta, qui si incontrano i contatti tra le rocce carbonatiche e le rocce vulcaniche, sicuramente qualche porta per la grotta c’è. L’ingresso della grotta fa da ingresso basso, esce una potente corrente di aria fredda. Spettacolo anche il sorgere del sole verso il Pelmo e il Civetta. Ormai il sole è sorto e rientro al campo base. Facciamo colazione e non facciamo nulla fino al primo pomeriggio, poi purtroppo anche per il brutto tempo che minaccia, dobbiamo rientrare. La discesa con la bici è uno spasso, riesco ad andare a vedere anche la forcella delle Pianezze, li c’è un grosso covelo, la bici al seguito è stata proprio una bella idea. In pochissimo tempo scendo alle prime baite, mi fermo e scatto qualche foto. Alla fine, dopo aver caricato lo zaino in macchina, arrivo fino in fondo allo sterrato, riducendo i tempi di discesa di molto.
Tirate le conclusioni, si può dire che tutto è andato bene, ritorneremo ancora, la grotta non ha voluto svelare tutti i suoi segreti, ci riproveremo ancora e chissà che sia la volta buona.
All’uscita hanno partecipato: Daniele, Boris, Massimo, Alberto, Gabriele, Claudio, Lorena, Federico, Sara, Alessandra, Adriana ed Elena, per i gruppi, G.S.Lavis, G.G.Treviso, G.G.Solve.